Arte da quarantena
Qualche consiglio sul meglio prodotto da registi, fumettisti e artisti in questo periodo di quarantena.
Qui si parla di crisi climatica, ma si parla anche di soluzioni perché il decennio in cui siamo entrati è il decennio per il clima. Il decennio in cui salveremo il nostro Pianeta da un futuro incerto, oscuro. E quello che sta per cominciare è un nuovo episodio del Climatariano.
Questa settimana avrei potuto scegliere tra diversi fatti e notizie. Avrei potuto parlare di come la scorsa settimana – il 14 maggio – l’Italia, o meglio, gli italiani abbiano esaurito il budget di risorse rinnovabili che la natura mette a disposizione in un anno. Questo significa due cose: la prima è che per i prossimi sei mesi saremo in debito con la Terra; la seconda che nel mondo ci sono popolazioni che consumano non solo molto meno di noi, ma anche molto meno di quanto potrebbero per consentire a noi di “goderci” la vita.
Oppure avrei potuto parlare di come gli allevamenti intensivi siano tra le possibili cause di nuove epidemie o di come i mattatoi siano focolai di diffusione di un’epidemia in corso. Ne ho parlato con il giornalista e scrittore Stefano Liberti e qui trovate la conversazione.
Per questo episodio, però, ho preferito dar spazio e voce all’arte. Da una parte perché si tratta di uno dei settori più colpiti dalla pandemia, dall’altro perché l’arte è sempre stata all’avanguardia nel creare consapevolezza e nell’indicare la strada da seguire in periodi di difficoltà. Un ruolo che in questo periodo storico è venuto meno quando si è trattato di raccontare la contemporaneità della crisi climatica per la difficoltà di trovare un collegamento diretto con le nostre vite, come evidenziato dallo scrittore Amitav Ghosh. Poi, però, è arrivata la crisi sanitaria, la prima pandemia del Ventunesimo secolo, con la stessa forza di un’esplosione nucleare.
Qualcosa di straordinario – anche se non inaspettato – che ha scosso le coscienze e ha consentito a molti di fare quello scatto, quel collegamento, di trovare quelle analogie tra l’emergenza sanitaria e l’emergenza climatica. Perché solo tornando a rispettare le leggi della natura potremo evitare nuove pandemie, solo smettendo di distruggere gli habitat naturali più selvaggi e remoti potremo salvaguardare la nostra specie dalla crisi climatica ed evitare che virus a noi sconosciuti diano vita a zoonosi.
La prima opera che vorrei segnalarvi si chiama Man 2020 di Steve Cutts. L’artista londinese ha raccontato il modo in cui la natura si sia ripresa i suoi spazi in questo periodo di quarantena, di “pausa” obbligata dell’essere umano a livello globale. Un periodo in cui le altre specie hanno danzato, cantato, hanno espresso il loro meglio. Salvo poi accorgersi che questo momento non sarebbe durato a lungo. Lascio a voi godervi il finale di questo minuto intenso.
Man 2020 è un “un aggiornamento” del corto animato originale, Man, uscito nel 2014. Già sei anni fa Cutts raccontava la storia orribile dell’evoluzione della nostra specie attraverso la relazione con le risorse naturali, gli animali, il mondo in cui viviamo partendo dal principio, da 500mila anni fa. Un cortometraggio che vedeva nel finale un’ipotesi profetica di cosa ci sarebbe potuto capitare.
Messo da parte il genio di Steve Cutts, di cui vi consiglio però di ammirare anche le altre opere, a partire da The turning point, vorrei segnalarvi il lavoro di un altro genio assoluto: il regista newyorchese Spike Lee.
Si intitola New York New York come la canzone di Frank Sinatra che gli fa da colonna sonora ed è un tributo alla città americana, “una lettera d’amore alla sua gente” in questo periodo di lockdown. Una perla di tre minuti e mezzo che mostra il vuoto e il silenzio che hanno “colpito” la città che – per antonomasia – non dorme mai.
Una città i cui protagonisti, come in centinaia di altre città del mondo, sono il personale medico, gli operatori sanitari che lottano giorno e notte per salvare quante più vite possibile.
E proprio Spike Lee tornerà presto con un lungometraggio dal titolo Da 5 bloods – Come fratelli che racconta l'avventura di quattro veterani afroamericani che ritornano in Vietnam per cercare i resti del loro caposquadra e la promessa di un tesoro sepolto. Disponibile su Netflix dal 12 giugno.
Infine, come non citare un grande artista, fumettista di casa nostra come Zerocalcare che in questo periodo di quarantena ci ha regalato una vera e propria serie da otto episodi dal titolo Rebibbia quarantine.
Rebibbia è il quartiere di Roma dove vive Michele Rech, alias Zerocalcare. Nei suoi racconti ha dato voce alle emozioni, alle preoccupazioni, alle ansie, alle disuguaglianze in cui si sono ritrovati milioni di italiani confinati nelle loro case, perlopiù appartamenti scomodi, alla ricerca spasmodica di risposte e le cui settimane erano scandite dalle dirette Facebook trasmesse a reti unificate del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Per chi si fosse perso qualche puntata, la serie integrale è disponibile sul canale CAD Comics All Day di Youtube o sulla pagina ufficiale Facebook di Zerocalcare. Di seguito vi lascio il mio episodio preferito: Endgame. La sigla iniziale, ormai entrata nella testa di molti, è Ipocondria di Giancane.
Queste sono solo alcune delle opere video che hanno allietato la mia fase uno. Quali sono state le vostre? Cosa avete letto, visto, condiviso? Fatevi sentire.
Se ti è piaciuto ciò che hai letto puoi condividere e far girare questo episodio per far salire a bordo più persone. Se ti sei perso qualcosa, puoi recuperare gli episodi precedenti cliccando qui.
Il Climatariano nasce dall’idea che il decennio in cui siamo entrati è fondamentale e definirà il nostro futuro perché non ce ne sarà un altro a nostra disposizione. Nasce per offrire un punto di vista già “metabolizzato” sulla crisi climatica. E per conoscere le soluzioni. L’obiettivo è darti una panoramica selezionata, autorevole di quello che accade nel mondo.
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